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Appunti sulla coscienza tra scienza e filosofia
18 Nov

Appunti sulla coscienza tra scienza e filosofia

Partendo dalla considerazione che il problema mente corpo potrebbe non essere mai completamente risolto, porsi dal punto di vista della scienza la domanda su perché e come il cervello crea un'esperienza soggettiva e cosciente rischia di non far comprendere il mistero centrale della vita. Molto ancora è da sviluppare per una chiara comprensione scientifica di come il cervello si relaziona all'esperienza cosciente.
Si pensi al caso di un uomo alla ribalta della cronaca non solo scientifica, che, a causa di una devastante infezione cerebrale, ha perso tutta la memoria cosciente e vive in un tempo presente permanente, come se si svegliasse perennemente dal coma, anche se dimostra un amore costante per sua moglie.
Ciò evidenzia anzitutto che alcune delle cose che si pensano necessarie per l'individualità non lo sono. Data la molteplicità delle forme di memoria, il richiamo esplicito della memoria autobiografica è solo una di queste. Nei pazienti altamente patologici, emerge come la mente sia costituita da processi che nella vita normale non si riescono a vedere.
Il filosofo William James afferma che i pensieri stessi sono i pensatori. C'è una verità in questo. Il pensiero, fondamentale per la psicologia, è una delle cose più difficili da studiare. Non lo si può controllare nello stesso modo in cui si possono valutare sistematicamente le osservazioni in un laboratorio. La spiegazione psicoanalitica sul pensiero suggerisce l’idea di un subconscio che cerca di far entrare i pensieri e produrre un pensiero che altrimenti verrebbe represso: una raccolta di previsioni percettive. L'io è volutamente ambiguo lì: dice che c'è un'esperienza che sorge in se stessi come singolo individuo unificato, con diversi attributi: ricordi, legami emotivi, esperienze del corpo.
Molte sono le argomentazioni a favore della funzione evolutiva della coscienza, ma le risposte sono legate a quello che si sta cercando di comprendere. Se si cerca di dire perché qualcosa è cosciente, piuttosto che esplorare i meccanismi che si evolvono secondo schemi non noti si è di fronte a un problema difficile. Ma se si riformula la domanda nei termini di qual è il beneficio evolutivo dell'organismo che ha esperienze specifiche, si trova la possibilità di indagare in una prospettiva migliore l'esperienza dell'individualità, in quanto essa è capace di massimizzare le possibilità di sopravvivenza dell'organismo.
Il filosofo della scienza Dan Dennett ha affrontato il tema della coscienza, in una prospettiva funzionalistica, non ritenendo ci sia una sostanziale differenza tra il modo di operare di un calcolatore e quello del cervello umano. In entrambi i casi si tratta di sistemi fisici, composti da un certo numero di sottosistemi. Non ha importanza il tipo di materiale con cui tali sistemi sono costruiti, bensì la funzione che essi svolgono.
Dennett non nega l'utilità di attingere dati dalla soggettività individuale, ma nello stesso tempo invita a considerare con sospetto questi dati.
L'evidenza con cui si presentano a un determinato soggetto non costituisce affatto una garanzia circa la loro veridicità. La capacità introspettiva della coscienza potrebbe addirittura essere frutto di un'illusione e non avremmo modo di smascherarla se ci affidassimo soltanto a lei. La qualità dell'essere coscienti, per Dennett deriva unicamente da un certo tipo di organizzazione funzionale, e non dal fatto che si abbia a che fare con un cervello organico piuttosto che con un cervello costituito da un calcolatore elettronico. Egli non trova una differenza sostanziale tra le due realizzazioni, essendo le loro attitudini legate all'insieme dei processi fisici che si svolgono in esse e non al materiale con cui sono costruiti. Non ci sarebbe secondo Dennett altro da considerare, poiché le esperienze coscienti si identificherebbero totalmente con gli eventi portatori di informazione al loro interno. Dati due fenomeni collegati tra loro in rapida successione, in certi casi accade che nel vissuto soggettivo il secondo influenzi il primo ancor prima di essersi verificato. Fenomeni del genere, sono piuttosto difficili da spiegare per mezzo della concezione che collega i contenuti di coscienza con l'arrivo di segnali in un determinato punto. L'unica spiegazione razionalmente accettabile sarebbe che la percezione di due eventi sia il risultato di una rielaborazione successiva. Le due esperienze distinte non fanno a tempo ad essere colte dalla coscienza come tali o, se ciò accade, vengono subito spazzate via dalla memoria e sostituite da un documento falsificato che dimostra l'influenza del secondo evento sul primo come qualcosa di operante sin dall'inizio. Potrebbe essere un errore considerare che i pensieri siano prodotti o osservati da un precedente sé interno pertanto.
Alla luce di questi indizi sperimentali, Dennett giunge a concludere che non esiste un luogo centrale, dove tutto converge per essere esaminato da un osservatore privilegiato. La coscienza non sarebbe quindi una questione d'arrivo a un determinato luogo cerebrale, quanto piuttosto di attivazione che supera una certa soglia sull'intera corteccia o su larga parte di essa.
L’onestà intellettuale fa riconoscere che l'esistenza dell'esperienza cosciente come fenomeno in un universo per il quale generalmente sono stati raccolti resoconti fisici è limitante. Inoltre, molto di ciò che è emerso sulla coscienza umana si basa su esperimenti sugli animali. La tensione tra l'uomo come punto di riferimento, e il riconoscimento che gli umani non sono il punto di riferimento con cui tutte le altre specie coscienti dovrebbero essere valutate fa dire che è importante riconoscere che se altre specie hanno esperienza, le primissime cose di cui saranno dotate dall'evoluzione sono le capacità di provare dolore, piacere o sofferenza piuttosto che pensieri complessi e intelligenti. Quando si decide come trattare gli animali, andrebbe tenuto a mente, piuttosto che valutare quanto sembrino intelligenti.

 

Roberta D’Ottavi, BSc., MSc.
Head of the faculty of Psychology, Selinus University.


Bibliografia
Dennett D., Contenuto e coscienza, Il Mulino, Bologna, 1992
-- Brainstorms. Saggi filosofici sulla mente e la psicologia, Adelphi, Milano, 1991
-- Coscienza. Che cos'è , Rizzoli, Milano, 1993
James W., Le varie forme dell'esperienza religiosa. Uno studio sulla natura umana, Morcelliana, 1998
 

 

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